L’omelia in occasione del settantesimo anniversario della Comunita italiana

(Cattedrale, 11 – XI – 2016)

Cari fedeli!

1.     Ci siamo riuniti nella nostra cattedrale che è il centro e cuore dell’arcidiocesi di Rijeka – Fiume, e casa comune di tutti i suoi fedeli cattolici. Il motivo di questa riunione è la ricorrenza del settantesimo anniversario dall’istituzione della Comunità italiana, che però ha una presenza e un legame con questa città più antico dell’odierna ricorrenza. E’ come una nuova nascita dopo le burrascose vicende che hanno contrassegnato la storia della città negli ultimi due secoli, specialmente nel novecento con due guerre mondiali e con due regimi dittatoriali che hanno inciso tragicamente sul tessuto umano e materiale della città sotto ogni aspetto. La Comunità italiana fu fondata in Fiume per organizzare e integrare i cittadini di nazionalità italiana nella società creatasi dopo la Seconda guerra mondiale, che ha causato tante migrazioni e sofferenze di molta gente.

2.     Molti avvenimenti e processi durante due ultimi secoli si sono profondamente inseriti nell’antica identità della “Civitas sancti Viti” causando spesso nel suo tessuto gravi ferite e cambiamenti. La ricostruzione dell’antica civitas nei tempi novi è un permanente compito di tutti noi. La scelta della nostra città per la Sede della cultura europea 2020 è stata colta da molti cittadini come un’occasione per intensificare gli sforzi a questo proposito. Questo esprime anche lo slogan sotto il quale il governo della nostra città ha svolto la sua candidatura per questo notevole titolo e sotto il quale si svolgono adesso le preparazioni. Lo slogan si chiama: Fiume il porto della diversità! Noi cristiani crediamo che Dio, che è uno e trino nello stesso tempo, abbia creato gli uomini alla sua immagine, ciò voglia dire, diversi gli uni dagli altri e contemporaneamente uniti nella stessa natura, e perciò con il compito di promuovere unità nella diversità e viceversa. Auguro quindi di cuore come Pastore di tutti i fedeli cattolici della nostra città e regione che anche quest’anniversario della vostra Comunità sia per tutti voi uno stimolo per adoperarvi nello sviluppo dell’unità nella diversità e di questa nell’unità.

3.     Oggi celebriamo anche la memoria di San Martino, grande vescovo e testimone della fede cristiana e della misericordia verso i poveri che c’è d’esempio proprio in questa virtù nell’Anno della misericordia. Questo santo è veramente il prototipo di quello che dovrebbe essere l’odierno cittadino europeo, a prescindere dalla sua appartenenza etnica, cioé sentirsi a casa propria in ogni nazione del nostro continente e avere una chiara coscienza della propria identità e dei valori cristiani che sono fondamentali per la cultura europea. Martino, infatti, dalla nativa Pannonia, che allora comprendeva tutta la regione danubiana, ha girato dapprima come militare nella varie regioni dell’Europa a oriente e occidente, e poi come cristiano e infine come vescovo ha trovato la sua seconda patria nella Francia, precisamente nella città di Tours, dove è stato un tenero padre per tutti e ha dato origine a varie comunità di religiosi, uomini consacrati alla vita in comune e alla missione tra le popolazioni che ancora erano in buona parte pagane.

4.     In quel turbolento periodo che precede la fine dell’Impero Romano egli viene chiamato da varie comunità religiose e civili come mediatore e pacificatore, compito che egli svolge con grande umiltà, pazienza e perseveranza. Famoso è l’episodio della sua vita quando era ancora nel servizio militare. In un rigido giorno invernale pieno di neve, mentre a cavallo si recava per svolgere una missione che gli era stata affidata avvolto nel suo grande mantello invernale, vide un povero coperto solo da pochi stracci che giaceva sul bordo della strada. Si fermò, scese dal cavallo, prese il suo mantello e lo tagliò a metà avvolgendo con esso il povero che stava morendo per il freddo. Martino è rappresentato così nell’iconografia ecclesiastica ed è diventato un simbolo della carità cristiana. La leggenda che si è formata intorno a questo episodio vero ci dice che Cristo si manifestò in seguito a Martino sotto le sembianze di quel povero.

5.     Ecco, cari fedeli, v’invito in questo compleanno della vostra Comunità a riflettere sull’esempio di san Martin e imitarlo in queste sue due caratteristiche: la misericordia e l’impegno per portare in ogni luogo la pace, che il Signore vuole mediante la nostra testimonianza donare a tutti gli uomini, perche tutti ne hanno bisogno. Con questi pensieri auguro a tutti voi buon e felice compleanno della vostra Comunità italiana in Fiume, in primo luogo al Signor Console generale e ai rappresentanti della medesima Comunità, auspicando a tutti una serena e feconda convivenza con le altre minoranze nazionali e con la maggioranza croata, sia sul piano religioso sia su quello civile. Impegniamoci perché nei rapporti delle varie componenti di questa città non si affermino mai più le forze e ideologie distruttive della pacifica e armoniosa convivenza nella pace e nel rispetto reciproco. Il simbolismo dello stemma della nostra città: l’acqua che scorre incessantemente dall’anfora sia davvero l’immagine viva e vera della nostra pacifica e misericordiosa convivenza. Chiediamo questa grazia a san Martino perché l’attuale periodo storico della nostra città possa passare alla storia come un periodo di pace, di misericordia e di reciproco rispetto e di sincero dialogo nella ricerca del bene comune. Amen.

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